Il viaggio di Mediobanca verso il cloud

In campo una strategia ibrida e multicloud che nella prima tappa ha visto la conferma di Oracle con la versione cloud della soluzione FLEXCUBE a supporto dei servizi di Corporate and Investment Banking.

Per diverse ragioni il mondo bancario italiano, ma anche a livello internazionale, si è dimostrato tra i più lenti in questi anni a maturare l’adozione del cloud a livello sia infrastrutturale che applicativo. Ma oggi la situazione sta cambiando tanto che un operatore significativo del nostro Paese come Mediobanca ha annunciato a fine 2022, addirittura per un sistema core, l’adozione di una soluzione in SaaS, che nello specifico è la piattaforma FLEXCUBE di Oracle a supporto dei servizi di Corporate and Investment Banking. “Quello che abbiamo realizzato è sicuramente uno dei primi, se non il primo, core banking in public cloud erogato in Italia” ha scritto sul suo blog Marco Pozzi, COO del Gruppo Mediobanca e CEO e General Manager di Mediobanca Innovation Services. Consapevoli che questo rappresenti un primo passaggio importante per tutta l’IT, non solo per il settore finanziario ma anche in generale, abbiamo chiesto al manager di spiegarci le ragioni di questa scelta e la visione strategica sul cloud di questo importante operatore.

Marco Pozzi, COO del Gruppo Mediobanca e CEO e General Manager di Mediobanca Innovation Services

Chi è oggi Mediobanca e quali sono i numeri che descrivono la sua IT dal punto di vista sia infrastrutturale che applicativo?

Il Gruppo Mediobanca presenta caratteristiche e peculiarità che lo contraddistinguono da altri gruppi bancari italiani. L’offerta del Gruppo copre segmenti di mercato e clientela estremamente diversificata, dal credito al consumo al wealth management e all’investment banking, con la conseguente necessità di gestire sistemi IT fortemente specializzati per tutte le linee di prodotto e servizio. Per questa ragione operiamo con una struttura federata che prevede una gestione centralizzata delle componenti comuni dei servizi IT attraverso la società Mediobanca Innovation Services (MIS), che fornisce servizi accentrati di infrastruttura tecnologica, un set di applicativi comuni per tutte le società del gruppo e la gestione degli applicativi di Mediobanca. Gli applicativi specialistici delle società sono gestiti localmente con una forte adozione della leva esterna, ma sempre governati centralmente in linea con i framework di Gruppo. Giusto per fornire un ordine di grandezza, abbiamo circa 1.000 applicazioni business con circa 300 persone che complessivamente si occupano di IT a livello di Gruppo, in percentuale circa il 5% dei dipendenti. Tecnologia e digitalizzazione sono sempre più fondamentali per offrire un servizio di eccellenza. Per questo il Gruppo Mediobanca ha avviato una progressiva trasformazione della sua struttura IT, con l’obiettivo di fronteggiare al meglio la metamorfosi del settore bancario. In tal senso il ‘Piano Strategico IT’ di Gruppo per il periodo 2019-2023, entrato nella sua ultima fase di esercizio, ha previsto investimenti rilevanti per l’evoluzione di processi e sistemi IT. Sono state sviluppate circa 130 iniziative di trasformazione per complessivamente 270 milioni di euro. Gli investimenti hanno avuto l’obiettivo di perpetuare la nostra eccellenza tecnologica a sostegno della crescita migliorando l’esperienza dei nostri utenti.

Quali sono le ragioni che vi hanno portato a ‘migrare’ il vostro sistema core a supporto della divisione Corporate and Investment Banking su cloud pubblico?

Tradizionalmente i sistemi di core banking che supportano le banche italiane sono sviluppati con tecnologie obsolete e con un fortissimo livello di customizzazione. Questo implica TCO alti e notevoli difficoltà nel mantenere il passo con i requisiti di business e regolamentari. Nella nostra visione strategica crediamo che questo approccio oggi non sia più sostenibile e che il mercato delle piattaforme core e del cloud in particolare avranno un ruolo fondamentale nel consentire un approccio più standardizzato e industriale. L’obiettivo è quello di semplificare l’erogazione dei servizi e rendere più funzionale e sostenibile il nostro sistema, investendo in sviluppi e customizzazioni soprattutto negli ambiti che riteniamo strategici e differenzianti, quali i front end digitali e gli strati di data valorization.

Avete individuato un cloud pubblico di riferimento o intendete operare in logica multicloud?

Nel complesso la nostra strategia di trasformazione sarà ibrida e multicloud; stiamo lavorando per individuare un cloud pubblico preferenziale, ma in ottica di distribuzione dei rischi non intendiamo operare con un unico provider. Nel caso specifico, la partnership con Oracle è stata una scelta naturale, legata alla nostra volontà di continuare ad adottare la soluzione FLEXCUBE per supportare i servizi di Corporate and Investment Banking (CIB). La piattaforma, grazie al sostegno di Oracle, è stata quindi modernizzata e migrata nel cloud pubblico adottando il modello Software as a Service, semplice ed efficace. I benefici in termini di flessibilità e di efficientamento sono evidenti. Tale scelta ci ha anche permesso di semplificare il nostro portafoglio IT e di consolidare su un’unica piattaforma le customizzazioni che avevamo portato a termine negli anni. Abbiamo conciliato l’esigenza di avere una maintenance più semplice con una capacità di aggiornamento più rapida. FLEXCUBE, con la sua architettura a microservizi e la netta separazione tra il kernel della piattaforma e lo strato di customizzazione, ci consentirà di ridurre gli oneri di aggiornamento del software e di incrementare la nostra rapidità di rilascio di nuove funzionalità.

Ci può descrivere le prossime tappe e le tempistiche della vostra roadmap?

Analogamente a quanto stanno facendo altri gruppi bancari, il nostro ‘Journey to Cloud’ sarà un percorso di trasformazione incrementale con un orizzonte temporale di 3/4 anni. Per quel che concerne i nuovi sviluppi o le operazioni di aggiornamento, ove possibile, stiamo già da un paio d’anni operando in logica ‘cloud first’. Per quel che riguarda, invece, la migrazione di workload da onpremise a cloud stiamo definendo una roadmap, costruita individuando gli ambiti in cui riteniamo che il cloud possa offrire già oggi opportunità e vantaggi. Sottolineo che rispetto ad altre realtà noi lavoriamo prevalentemente in logica ‘buy’ e non ‘make’: pertanto è fondamentale che anche i pacchetti applicativi in uso siano pronti e maturi per l’erogazione in cloud. Sebbene ci sia molto fermento, nel mercato attuale dei pacchetti finance questo non è sempre vero e persistono numerosi ambiti in cui sono proprio le soluzioni software a non essere ancora mature per un’erogazione efficace e conveniente in cloud.

Nel passaggio al cloud, quali resistenze al vostro interno avete dovuto superare e come le avete superate?

Credo che le maggiori resistenze culturali che il settore banking ha mostrato sul tema cloud siano sostanzialmente superate, ma non bisogna nascondere il fatto che un’adozione industriale di questo paradigma necessita di una forte trasformazione tecnologica e organizzativa che investe tanti aspetti del nostro modo di operare richiedendo nuove competenze. La soluzione in questo caso è coinvolgere nel percorso di trasformazione le divisioni business e tutte le funzioni in qualche misura impattate che comprendono il procurement, il risk, la compliance e l’HR. Sono, inoltre, necessari significativi investimenti in competenze, perciò va da sé che il percorso non è esclusivamente orientato secondo una logica IT.

In che modo l’adozione ‘radicale’ del cloud in un’azienda bancaria come Mediobanca, ma anche in tutte le altre, a suo avviso cambia il ruolo dell’IT?

Credo che in realtà il cloud possa semplicemente aiutarci ad attuare più rapidamente un percorso di trasformazione del ruolo dell’IT già in atto da qualche anno e altresì richiesto dal contesto di mercato. Nella nostra visione la struttura IT lavorerà sempre più in partnership con le divisioni di business per la digitalizzazione e l’evoluzione dei servizi, operando più come orchestratore che come sviluppatore di soluzioni. La nostra capacità di adottare modelli ibridi di sourcing nel rispetto dei livelli di eccellenza, che siamo soliti adottare in ambito di sicurezza e continuità del servizio, diventerà sempre più importante. L’ambito sicurezza, in particolare, sta cambiando molto rapidamente ed è evidente che sarà impattato dall’evoluzione verso il cloud. Riteniamo che la sicurezza debba essere considerata come pilastro fondamentale di ogni iniziativa d’innovazione e della strategia evolutiva complessiva, anche per questo dovremo imparare a operare sempre più secondo una logica risk-based. È necessario, inoltre, acquistare la consapevolezza che le tecnologie evolvono e si sviluppano con un ritmo mai visto prima e dunque è poco sensato ipotizzare che un gruppo bancario possa seguire efficacemente queste evoluzioni esclusivamente con competenze e sviluppi interni. In tal senso i cloud service provider saranno partner sempre più strategici nel percorso di trasformazione dei nostri sistemi.


Ruggero Vota

Con una solida formazione informatica e dopo un’esperienza triennale in software house, nel 1986 inizia l’attività giornalistica su riviste del settore ICT, mensili e settimanali. Dal 2012 è Caporedattore delle riviste ICT di Soi...

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