Pure Storage, la data platform è anche as a service

L’evoluzione dell’offerta con un modello su subscription sempre più diffuso. Tra i clienti Tim Enterprise.

Dieci anni di presenza sul mercato, oltre 12.500 clienti a livello globale tra i quali ci sono anche il 60% delle aziende Fortune 500, un punteggio NPS (Net Promoter Score) pari a 82 – il più alto  del settore – un fatturato di 2,83 miliardi di dollari in crescita anno su anno del 3% nell’anno fiscale 2024. Questi alcuni dei numeri che Paolo Fontana, country manager Italy di Pure Storage specialista delle soluzioni storage All Flash, ha condiviso nel corso di un recente incontro con la stampa.

 
Paolo Fontana, country manager Italy di Pure Storage

“Negli anni Pure Storage si è trasformata da azienda di prodotto a fornitrice di una data platform, quindi soluzioni in grado di soddisfare in modo più ampio le esigenze dei clienti. Oggi siamo una realtà che opera secondo una logica di data service contraddistinta da elementi quali riduzione del TCO, aggiornamento dell’infrastruttura, contenimento dei costi, soddisfazione del business e riduzione dei rischi. Proponendo anche una modalità di acquisizione della stessa data platform secondo una logica su ‘subscription’ per un percorso che mira a rendere disponibile una soluzione sempre adeguata pagando il giusto prezzo. Il tutto basato su SLA concordati e con l’ownership del livello di servizio contrattualizzato e garantito”, ha commentato Fontana aggiungendo che oltre il 50% del fatturato oggi proviene appunto da questa modalità. Una modalità destinata a crescere lasciando comunque ancora spazio a quella più tradizionale.

Guardare al futuro

Umberto Galtarossa, partner technical manager di Pure Storage, ha quindi spiegato che fin dall’inizio l’azienda ha avuto l’idea di costruire un software per data center votato alla tecnologia All Flash e che non fosse strettamente legato alle infrastrutture legacy di vecchia generazione. “Il connubio tra hardware e software ci permette di offrire una serie di vantaggi in termini tecnologici e di flessibilità, con il tempo di latenza più basso del mercato. Partendo dal sistema operativo Purity associato ai diversi moduli, con due piattaforme di massa per logiche scale-up (più nodi software) e scale-out (più drive hardware). E la copertura di svariati contesti applicativi, compresi alcuni che fino a qualche anno fa ci erano ancora preclusi.”

 
Umberto Galtarossa, partner technical manager di Pure Storage

A questa filosofia si associa quella cloud native (la tecnologia è in questo caso Portworx) in uno scenario generale di riconsiderazione delle applicazioni con spostamento in ambienti containerizzati. Il tutto con una ‘gestione di flotta’ a 360 gradi attraverso la app Pure 1. “Di fatto parliamo di un unico contenitore di storage che si declina sui vari tipi di piattaforma. Il software Purity resta identico, ma cambiano le dimensioni e la velocità dei moduli e questo ci consente di eseguire use case diversi offrendo ai clienti un’esperienza comune. E che resta identica anche quando si aggiungono ulteriori tasselli del portafoglio Pure. Parliamo quindi di un ‘Cloud Operating Model’ che permette la gestione più semplice possibile. Il tutto fruibile in modalità as a service con conseguente flessibilità e controllo dei costi”, ha aggiunto Galtarossa.

La scelta di Tim Enterprise

Tra gli utenti delle soluzioni Pure Storage c’è anche Tim Enterprise. Ecco che Alfredo Nulli, suo responsabile for Architectures & Technological Portfolio, ha descritto più contesti che l’organizzazione deve affrontare. “Si tratta di soddisfare le esigenze di Tim, quelle dei clienti sul mercato, ma anche quelle degli hyperscaler per dare valore alla co-location di prossimità. In tale contesto abbiamo iniziato ad analizzare gli storage vendor guardando a tre fattori fondamentali.”

 
Alfredo Nulli, responsabile for Architectures & Technological Portfolio di Tim Enterprise

Partendo dal tema della flessibilità, necessaria non avendo chiara la rapidità di sviluppo dei vari business e quanta parte dell’IT dei clienti sarà trasferito nelle sale di colocation. Si parla dell’infrastruttura così come del modello di provisioning. E ancora di indipendenza dal modello di computing, per cui esiste l’opportunità di scegliere una soluzione di storage agnostica. E infine la possibilità di mantenere gli SLA promessi agli hyperscaler.

“Abbiamo acquisito le isole di prossimità in modalità as as service. Tra i vantaggi di questa scelta c’è la chiarezza del modello da proporre a chi chiede la tecnologia, con un costo chiaro per terabyte. Ma anche il fatto che si tratta di una componente tecnologica co-gestita con un vendor. Molto utile anche l’apertura al mondo container anche se oggi in Italia c’è ancora parecchio bare-metal così come virtualizzazione.”

Una situazione che Nulli ritiene sia destinata a cambiare e che vede contemporaneamente un sempre maggiore rimpatrio dei workload nelle nuove region aperte dagli hyperscaler sul territorio italiano.


Paolo Morati

Giornalista professionista, dal 1997 si occupa dell’evoluzione delle tecnologie ICT destinate al mondo delle imprese e di quei trend e sviluppi infrastrutturali e applicativi che impattano sulla trasformazione di modelli e processi di business, e sull'esperienza di utenti e clien...

Office Automation è il periodico di comunicazione, edito da Soiel International in versione cartacea e on-line, dedicato ai temi dell’ICT e delle soluzioni per il digitale.


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