Il ritorno di Black Mirror sul piccolo schermo

Tra lupi mannari, intelligenze artificiali e segreti indicibili.

Dopo quattro anni di attesa, finalmente Black Mirror torna sul piccolo schermo con cinque nuovi episodi. Infatti, Netflix ha rilasciato lo scorso 15 giugno la sesta stagione della serie antologica creata da Charlie Brooker nel 2011. Il telefilm aveva conquistato il pubblico per l’alta qualità del prodotto, grazie a una scrittura intelligente e provocatoria che – come lo schermo nero a cui deve il suo titolo – rifletteva ngli spettatori le proprie paure personali ma soprattutto collettive. Estremizzando le conseguenze della tecnologia sulla vita quotidiana, la serie si ergeva come un ammonimento sull’uso di tali avanzamenti tecnologici. Presentando futuri distopici, Black Mirror commentava in maniera satirica la nostra società, con un umorismo dark e scenari disturbanti.

Negli anni la formula innovativa che contraddistingueva la serie aveva perso un po’ della sua carica esplosiva, diventando vittima degli stessi schemi che sperava di stravolgere. Ironicamente è stata proprio la tecnologia a portare Brooker a ripristinare il prodotto: “Ho giocato un po’ con ChatGPT. La prima cosa che ho fatto è stato scrivere ‘genera un episodio di Black Mirror’ ed è venuto fuori qualcosa che a una prima occhiata è plausibile, ma a uno sguardo più approfondito è pessimo” ha confessato Brooker al giornale Empire Magazine, aggiungendo: “Quello che ha fatto è stato leggere tutte le sinossi degli episodi di Black Mirror e mescolarle insieme. … Ti viene da dire ‘Qui non c’è un pensiero originale’”. Sebbene la sceneggiatura prodotta da ChatGPT non sia stata usata da Brooker, è stata utile per portare il telefilm in un’altra direzione. “Ho pensato: ‘devo buttare via tutto quello che io penso sia un episodio di Black Mirror’. Non ha senso avere una serie antologica se non puoi rompere le tue stesse regole”.

Così, la sesta stagione del telefilm si è trasformata in qualcosa di nuovo che in parte ha ancora l’aspetto del Black Mirror che conosciamo, ma che non rimane intrappolato nei suoi schemi.

Dalla tecnologia come tramite…

Sin dall’inizio Brooker ha sempre dichiarato che, pur parlando di tecnologia e delle sue applicazioni, il vero fulcro della serie erano gli esseri umani, con i loro difetti ed emozioni. La tecnologia era solo uno strumento per smascherare le nostre debolezze e paure, mettendo in scena i nostri desideri più reconditi e disturbanti, con ben pochi filtri. Questo rimane ancora il perno della sesta stagione, il cui cambiamento più grande risiede proprio nel trattamento della tecnologia: invece di essere il veicolo prescelto per rappresentare la condizione umana, diventa solo uno dei mezzi per raggiungere questo scopo. I confini della serie si allargano, abbracciando anche il soprannaturale come nell’episodio Mazey Day. La puntata si focalizza su Bo (Zazie Beets), una paparazza che decide di dedicarsi a un ultimo servizio: scattare una foto dell’attrice Mazey Day (Clara Rugaard), misteriosamente scomparsa, per ottenere una massiccia ricompensa. L’episodio, il meno avvincente di questa stagione, affronta in chiave horror temi universali come il senso di colpa, e attuali come il ruolo dei paparazzi, il consumo e la circolazione delle loro immagini. Demone 79 segue le peripezie di Nida (Anjana Vasan), una commessa di origini indiane che, dopo aver inavvertitamente attivato un talismano, viene costretta da Gaap (Papa Essiedu), un demone, a uccidere tre persone nell’arco di tre giorni per evitare un’apocalisse nucleare. L’episodio offre uno sguardo alla vita nel Regno Unito nel 1979, affrontando temi come l’immigrazione, la discriminazione, il razzismo e la politica, e mostra come un’anima apparentemente pura possa essere corrotta per raggiungere un obiettivo superiore. Loch Henry è la puntata di questa stagione che più dimostra quanto la tecnologia sia solo uno strumento per esporre alla luce del sole le debolezze e le mostruosità umane. L’episodio di concentra su David McCardle (Samuel Blenkin) e la sua ragazza Pia (Myha’la Herrold), due studenti di cinema. Dopo aver scoperto la macabra storia di Iain Adair, serial killer che ha allontanato il turismo da Loch Henry, luogo di nascita di David, Pia convince il ragazzo a realizzare un documentario sulla vicenda per riportare la città alla sua gloria, e per raccontare l’eroismo del padre di David, poliziotto morto a seguito delle indagini. Il thriller è avvincente e visivamente accattivante: gli sconfinati scenari naturali scozzesi si ben contrappongo ai claustrofobici spazi interni nella quali si sviluppa la storia, supportata da un cast convincente.

…Alla tecnologia che manipola le persone

Sono ‘Beyond the Sea’ e ‘Joan è Orribile a riportare l’attenzione della serie sulla tecnologia, non a caso gli episodi con la maggiore concentrazione di personaggi famosi. Il primo trasporta il pubblico in un alternativo 1969. L’episodio sfrutta fatti di cronaca del tempo e la corsa allo spazio che caratterizzava quel periodo aggiungendo svolte moderne. Cliff (Aaron Paul, nella foto) e David (Josh Hartnett) sono due astronauti impiegati in una missione spaziale. Non avendo bisogno di maneggiare più di tanto la navicella, i due passano molto del loro tempo sulla Terra, trasferendo la loro coscienza in repliche artificiali del proprio corpo. Quando la famiglia di David viene uccisa e il suo corpo artificiale distrutto da membri di un culto che crede nella innaturalità delle repliche, Cliff, gli propone di usare il suo corpo e tornare ad assaporare la vita sulla Terra anche se per brevi momenti. L’equilibro tra i due astronauti cambia con l’intensificarsi della presenza di David nella famiglia di Cliff. La puntata tocca ancora una volta temi universali come l’importanza degli affetti, il ruolo della famiglia, la gelosia, il senso d’identità e la paura della tecnologia, rappresentata dai membri del culto. Il gruppo rivendica l’esistenza di un ordine naturale e giusto, contrapponendolo all’avvento delle macchine, demoniache e innaturali. L’episodio procede lentamente, dando agli spettatori il tempo di acclimatarsi in questa nuova realtà, e percepire la lentezza dello scorrere del tempo nello spazio. Paul, Hartnett e, Kate Mara, che rappresenta la moglie di Cliff, interpretano egregiamente i loro personaggi, rendendo ancora più emotivo questo drama familiare.

Il più interessante e attuale episodio della serie è ‘Joan è Orribile’. La puntata segue Joan (Annie Murphy), scoprire che la sua vita è adattata in diretta dalla piattaforma di streaming Streamberry. Una nuova puntata del programma, seguito da milioni di spettatori, viene puntualmente trasmessa ogni sera. La quasi istantanea drammatizzazione della giornata di Joan è resa possibile grazie all’uso di un computer speciale che, utilizzando i dati dei suoi dispositivi elettronici, riproduce gli avvenimenti in CGI, utilizzando un avatar virtuale di Salma Hayek, che aveva concesso in licenza alla piattaforma la propria immagine. Anche Joan scopre di aver inconsapevolmente ceduto i suoi diritti a Streamberry, quando aveva accettato i termini e le condizioni del servizio di streaming.

La puntata affronta una serie di tematiche incredibilmente attuali. Joan non ha fatto nulla di eroico, non è parte di uno scandalo, eppure si trova a dominare le news semplicemente perché è diventata, suo malgrado, il personaggio del giorno, un nuovo tipo di popolarità che negli ultimi anni è sempre più cresciuta. La puntata è anche un ammonimento sui T&C, pane quotidiano della vita tecnologica di ogni utente.

“A sole 80 ore dal rilascio della nuova stagione di Black Mirror, 596% persone in più hanno cercato su Google ‘Netflix Termini e Condizioni’” ha dichiarato un portavoce di Casino Alpha in un’intervista per il giornale The Mirror. “ È facile dimenticarsi che i termini e le condizioni sono, di fatto, un contratto – ha aggiunto Tudor Turiceanu, CEO della società – le società sanno che realisticamente molti pochi rimarranno seduti e leggeranno i T&C con attenzione e, come mostrano i nostri risultati, molti ne sono venuti a conoscenza ancora di più guardando il primo episodio di Black Mirror”. Un altro più che attuale tema della puntata riguarda la digitalizzazione dell’immagine degli attori. Quello che sembra qualcosa di fantascientifico, è già – anche se non a questi livelli – una realtà. Infatti, numerosi attori hollywoodiani hanno recentemente aderito al più grande sciopero del settore cinematografico americano, che interessa da settimane anche molti gli sceneggiatori.

La protesta di Hollywood

A far scaturire la protesta tra gli attori sono state questioni finanziare riguardo le retribuzioni, diminuite con l’affermarsi delle piattaforme di streaming, e la minaccia dell’intelligenza artificiale, puntando alla regolamentazione contrattuale dell’AI. Duncan Crabtree-Ireland, il negoziatore del SAG-AFTRA, il sindacato degli attori, avrebbe affermato che alcune case di produzione avrebbero proposto che le prestazioni delle comparse non parlanti fossero scannerizzate, pagando gli attori per una sola giornata lavorativa, ma usando le loro fattezze per qualunque progetto futuro, senza consenso o ulteriore compenso. La disputa dimostra ancora una volta quanto la finzione rappresentata in Black Mirror possa anticipare e superare la realtà…


Serena B. Ritondale

Serena B. Ritondale nasce a Roma nel 1991. Comincia la sua carriera da redattrice scrivendo per alcune testate online di letteratura e cinema, tra cui Vertigo24 dove ricopre il ruolo di Vice Caporedattore. Si laurea in Sociologia all’Università Sapienza di Roma e successivamente si diploma all’Istituto Rossellini come Videomaker per cinema, tv e web....

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