Dentro la mente di Bill Gates

Uno sguardo al documentario a episodi sul fondatore di Microsoft e al suo interesse per il cambiamento climatico.

Il nuovo libro di Bill Gates si intitola ‘Come evitare il disastro climatico’, in originale ‘How To Avoid a Climate Disaster’. Come preannuncia il sottotitolo ‘Le soluzioni che abbiamo e le scoperte che ci servono’, l’opera ha un tono tutt’altro che catastrofista. Basandosi su svariati studi ed interviste a esperti, Gates si concentra sulle soluzioni pratiche, i piani d’azione e i passi necessari che governi e individui possono attuare per fermare questo processo, elencando società, innovazioni e strumenti chiave da impiegare per combattere il disastro ambientale. Gli studi e le soluzioni presenti nel libro sembrerebbero essere il coronamento della sua missione per la ricerca della conoscenza e dell’informazione in campo tecnologico, ambientale ed energetico.

Il documentario

Ma l’esplorazione di fonti di energia che riducano o eliminino le emissioni globali di carbonio sono anche il fulcro di uno dei tre episodi del documentario Netflix ‘Dentro la Mente di Bill Gates’ (Inside Bill’s Brain: Decoding Bill Gates) diretto da Davis Guggenheim, regista anche di pellicole come ‘An Inconvenient Truth’, ‘Waiting for Superman’, ‘He Named Me Malala’. L’opera si pone l’obiettivo di analizzare la vita di Bill Gates focalizzandosi su tre missioni che il magnate si è dato: eliminare la polio nel mondo, offrire acqua potabile e migliorare la condizione delle fogne nei Paesi più poveri del mondo, e sviluppare un modo per usare l’energia nucleare in maniera sicura, così da poterla sostituire a forme di energia nocive per l’ambiente.

Nei tre episodi, della durata circa cinquanta minuti, i tre traguardi di Gates si intersecano con la sua storia: dalla nascita di Microsoft al suo successo globale, alle battaglie legali, al suo abbandono nel 2008 della direzione della società, per finire con il suo passaggio alla filantropia. La serie dà ampio spazio anche alla vita personale di Gates, soffermandosi in particolare sul rapporto con la moglie Melinda, con la quale ha fondato nel 2000 la società di beneficienza Gates Foundation, e l’importanza dei genitori nella sua visione del mondo. Guggenheim dà spazio anche al rapporto con alcuni dei collaboratori storici di Gates come Kent Evans, l’investitore Warren Buffett, per finire con la travagliata relazione lavorativa e personale con Paul Allen.

Un ritratto un po’ troppo ‘amichevole’

“Ognuno di noi deve cominciare sviluppando la propria definizione di successo ed è solo quando abbiamo queste specifiche aspettative di noi stessi, che più probabilmente riusciremo a essere alla loro altezza” afferma Mary Maxwell Gates, la madre di Bill, intervistata nel documentario. Non a caso, sin da quando l’imprenditore aveva quattordici anni aveva dichiarato di voler essere un innovatore. Il ritratto tracciato da Dentro la mente di Bill Gates è quello di un uomo poliedrico, ottimista, resiliente, irrefrenabile, incredibilmente ambizioso, spinto dalla volontà di usare la sua ricchezza per migliorare il mondo attraverso un uso intelligente e misurato della tecnologia. Gli obiettivi che si pone sono considerati irrisolvibili, ma la difficoltà nella missione non sembra scalfire né la tenacità nè la risolutezza di Bill.

“Devi decidere un numero limitato di cose da tenere a mente per lavorarci su. Devi chiederti a cosa tieni di più” afferma Gates nella serie, finendo poi per non seguire il suo stesso consiglio. Come da titolo, Guggenheim, aspira ad immergere lo spettatore dentro la mente di filantropo, descritta dagli intervistati come non lineare, caotica, capace di passare da un complicato progetto all’altro. È come il processore centrale di un computer. Il regista, grazie alla montatrice Adrienne Gits e al montatore Brad Grossman, rappresenta questa caratteristica alternando continuamente interviste e piani temporali, scene animate, materiali di repertorio e clip girate ad hoc. Gates, la moglie Melinda, le due sorelle, il giornalista Nicholas Kristof, e alcuni membri del suo entourage come Lauren Jiloty, direttrice e amministratrice esecutiva di Gates Ventures, si aprono davanti alla telecamera di Guggenheim. Il regista salta da un argomento all’altro e se questo da una parte fa sì che lo spettatore non si annoi mai, dall’altra non lascia alle questioni abbastanza tempo da creare un climax, un qualunque tipo di tensione narrativa. Un’altra pecca del documentario è quella di lasciare troppo spazio a Guggenheim stesso che si pone più come un amichevole interlocutore che come un giornalista d’inchiesta che non ha paura di porre domande scomode. Così quella tra lui e Gates appare più come una rilassata conversazione, una pubblicità alla Gates Foundation, società che si occupa di tutte e tre le missioni presentate nel documentario.

La proposta ‘controversa’ per combattere il cambiamento climatico

“Spacca sempre il minuto, a ogni singolo meeting. Il tempo è l’unica comodità che non può comprare. È una risorsa limitata.” dichiara Lauren Jiloty, aggiungendo “È finita. Ha le stesse ventiquattro ore al giorno che tutti noi abbiamo”. Ed ecco che il fattore temporale entra in gioco. Quella di Gates appare una corsa contro il tempo non solo contro il suo, ma contro quello dell’intero pianeta. La questione ambientale/climatica acquisisce così ulteriore importanza. L’urgenza di agire subito, qui e ora. E Gates, nel documentario, trova una delle alternative all’uso improprio delle risorse e al riscaldamento globale in una delle soluzioni meno popolari, e più controverse, agli occhi dell’opinione pubblica: il nucleare. “Il nucleare è ideale per combattere il cambiamento climatico, poiché è l’unica fonte di energia ‘carbon-free’. Il problema dei reattori nucleari odierni, come il rischio di incidenti, può essere risolto attraverso l’innovazione” scrisse l’anno scorso Gates in una lettera al Congresso americano. Lo scopo era chiedere un’audizione per presentare il progetto di un reattore più efficiente, ecologico e sicuro, concepito dalla sua società TerraPower, al centro del terzo episodio del documentario.

L’energia nucleare come risposta al cambiamento climatico non è una soluzione condivisa dalla totalità di coloro che combattono quotidianamente per contrastare questo fenomeno. Condividendo o meno l’auspicio di Gates e del suo team, la terza puntata del documentario offre spunti di riflessione interessanti e getta uno sguardo a un uso innovativo del nucleare. Affronta il tema in maniera chiara e comprensibile, ma lascia poco spazio a obiezioni, nonostante la sua proposta sia stata criticata anche in ambito accademico.

Alla ricerca della conoscenza

Dentro la Mente di Bill Gates è un documentario stimolante e attuale. Interessante per chiunque voglia conoscere più approfonditamente uno degli innovatori che ha rivoluzionato il modo di lavorare delle persone e delle imprese e il terzo episodio è decisamente una visione consigliata per chi fosse incuriosito dalla lettura di Come evitare il disastro climatico. La serie Netflix, pur parlando di e con Bill Gates, non si limita però alla sua figura, ma investiga anche importanti tematiche tutt’ora irrisolte. Il fondatore di Microsoft rincorre il tempo e un mondo migliore, ma soprattutto rincorre la conoscenza. Sposta il limite dell’informazione sempre un po’ più in là. In un certo senso, il documentario invita lo spettatore a fare lo stesso e per questo, anche chi non è particolarmente interessato a Gates, ma insegue risposte ai problemi del mondo, troverà piacevole la visione.


Serena B. Ritondale

Serena B. Ritondale nasce a Roma nel 1991. Comincia la sua carriera da redattrice scrivendo per alcune testate online di letteratura e cinema, tra cui Vertigo24 dove ricopre il ruolo di Vice Caporedattore. Si laurea in Sociologia all’Università Sapienza di Roma e successivamente si diploma all’Istituto Rossellini come Videomaker per cinema, tv e web....

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