Le Pubbliche Amministrazioni fra cloud core e cloud edge

Il sistema dell’offerta cloud si mette a disposizione delle PA, declinando i servizi tra edge e core

Per le Pubbliche Amministrazioni la strada del cloud è ormai tracciata. Molte sono già arrivati alla prima tappa: hanno sul cloud molti dei servizi digitali che offrono. È come essere arrivati a un passo dalla vetta della montagna. Nella valle che ci si apre davanti scopriamo due percorsi diversi: il “cloud edge”, una rete di mulattiere tra malghe antiche e allevamenti biologici a emissioni zero, e il “cloud core”, una linea ferroviaria ad alta velocità che fila dritta alla pianura, a forza di gallerie e viadotti.

Prima, lungo la salita, il “cloud” era uno solo: un’infrastruttura delocalizzata. Dove fossero i dati non importava, men che meno che strada facessero, purché le risposte arrivassero presto. Quei non-luoghi distavano almeno centinaia di chilometri, più spesso migliaia. Vicino, in posti ben noti, c’erano i data center tradizionali, necessari per le applicazioni più vecchie, ma molto meno stabili ed efficienti del cloud; un male necessario, da superare col tempo, sostituendo quelle vecchie applicazioni o ricostruendole.

Poi, verso il 2022, i clienti hanno cominciato a voler scegliere in quale Paese, amico, mettere i propri dati ed è cambiato tutto. Oggi a queste vecchie malghe di prossimità si sta sostituendo un “edge” vicino a chi consuma i servizi (in Italia sostanzialmente nella stessa regione), fatto di data center piccoli, ma moderni, stabili ed efficienti quasi quanto i grandi del core e soprattutto integrati con il core da linee di comunicazione ad alta capacità e velocità.

E adesso che i cloud sono due, come scegliere?

Del cloud edge, le Pubbliche Amministrazioni e i loro partner hanno oggi due prospettive diverse. Secondo molti, l’edge sarà essenziale quanto il core per il futuro del cloud, perché alcuni tipi di servizi digitali (“carichi di lavoro”) funzionano molto meglio in data center di prossimità. Altri, oggi una minoranza, sono molto più scettici.

Le posizioni evolvono: AWS ancora nel 2023 preferiva chiamare “cloud” solo quello pubblico delocalizzato, oggi “core”, mentre oggi abbraccia le nuove definizioni e propone soluzioni dedicate all’edge. Michele Zunino, AD di Netalia, resta convinto che “cloud edge” sia solo uno slogan, l’ultimo, di chi per resistere al cloud si aggrappa a data center locali sempre meno utili.

Tutti quelli che nell’edge credono concordano sulla lista dei servizi che lo renderanno essenziale:
• Le applicazioni IoT, che producono grandissime quantità di dati in tanti posti diffusi, come impianti e macchinari e, per le PA, le reti di sensori e attuatori delle smart city.
• Applicazioni di sicurezza come videosorveglianza, controllo del traffico e servizi di emergenza, che devono reagire immediatamente a dati nuovi e ridurre a un minimo trascurabile la possibilità che questi vadano perduti o alterati.
• Telemedicina e fascicoli sanitari con grandi volumi di informazioni delicate e in certi momenti critici molto variabili.
• Applicazioni che usano molto intensamente e in tempo reale modelli di previsione e decisione basati sull’intelligenza artificiale – o le useranno (oggi sono soprattutto prototipi).

Una grande Pubblica Amministrazione locale, già arrivata al cloud più tradizionale, ha scelto con entusiasmo la strada dell’edge, realizzando nuovi data center moderni ma regionali, di media taglia. I due motivi della sua scelta, squisitamente pragmatici, probabilmente valgono per molte altre: innanzitutto le competenze del suo team di esercizio infrastrutture, che sceglie su quali tecnologie più importanti tenersi aggiornato e per le altre, troppe per seguirle tutte, si affida ai gestori del cloud core; poi la questione di opportunità o volontà politica: tecnici e politici sono spesso d’accordo a preferire infrastrutture “di casa” a quelle nazionali o internazionali, almeno per alcuni servizi.

Un’amministrazione simile sta adattando progressivamente al cloud core quasi tutte le sue applicazioni, per massimizzare i benefici economici; l’edge diventerà l’eccezione. Per mantenere la capacità negoziale, compresa la possibilità di “rimpatriare” su infrastrutture edge quel che in cloud diventa troppo costoso, usa il più possibile servizi indipendenti dal singolo operatore.

Motivazioni simili, spesso implicite, le troviamo in altre grandi Pubbliche Amministrazioni con esigenze complesse e competenze circoscritte. È per “opportunità” che a volte si affidano a nuovi data center vicini, magari fatti apposta per loro, e altre volte si rivolgono a partner distanti centinaia di chilometri cui si sentono vicini per filosofia, pur di non affidarsi a un grande operatore sotto casa, che pure per loro farebbe da cloud ed edge insieme.

A queste preferenze si adattano volentieri gli operatori che propongono infrastrutture edge, spesso in collaborazione con hyperscaler e colocator specializzati nel core su scala nazionale e mondiale. Una interessante partnership tra core ed edge in Italia è quella di Oracle Cloud Infrastructure e Rai Way, ciascuna descritta più oltre: una collaborazione strategica per portare nei data center edge della seconda le soluzioni della prima integrate con il suo core.

Ecco altri esempi di come gli operatori dell’ecosistema abbracciano la complementarità tra cloud core ed edge.
Aruba, storico erogatore nazionale di servizi cloud, che ha affiancato un grande data center campus a Roma a quelli in Lombardia e Toscana, considera ideali per il cloud edge i servizi sopra: quelli critici che richiedono risposta immediata e continuità operativa. Il cloud core, invece, è ideale per analisi avanzate e piattaforme gestionali, offrendo maggiore potenza di calcolo ed economie di scala, nel rispetto delle normative come il GDPR e le norme ISO. Per Aruba è essenziale la sicurezza nella trasmissione dei dati: i servizi erogati in prossimità devono poter comunicare con il core in modo protetto. I data centre core di Aruba, integrandosi con quelli edge delle PA o di terzi, rispondono a queste esigenze perché sono di proprietà, certificati al livello 3 dell’ACN (AI3), distribuiti sul territorio italiano, ottimizzano le latenze e assicurano il massimo livello di sicurezza.

Amazon Web Services, fondatore del cloud pubblico, ha ora abbracciato il cloud edge come sede naturale dei servizi che necessitano di risposte rapide ed elaborazioni locali. Tra i più di 200 servizi che offre, risponde alle esigenze dell’edge AWS IoT Greengrass, che abilita elaborazioni locali anche in assenza di collegamento col cloud globale, e aggiorna i dati in core quando questo torna disponibile. Un altro esempio sono gli Small Language Model, pensati per essere leggeri ed efficienti, spesso grazie alla specializzazione, e poter funzionare su infrastrutture locali di dimensioni relativamente contenute.

AWS è anche il protagonista della grande svolta per l’ecosistema cloud core della PA all’inizio del 2025, quando Polo Strategico Nazionale ha deciso di inserire nella propria offerta anche soluzioni AWS, a fianco di quelle dei tre hyperscaler previsti in origine.

Due tendenze combinate

Secondo Ivano Efficace, Network and Edge Practice Leader di Kyndryl, “il più grande erogatore di servizi IT infrastrutturali al mondo”, con un impegno significativo nella PA italiana, la spinta principale che sta portando queste organizzazioni ad usare soluzioni cloud edge è “la crescita esponenziale della produzione di dati nella distribuzione locale, che devono essere visualizzati, elaborati ed analizzati localmente”. Così si alleggerisce il carico computazionale e analitico del cloud core, e la comunicazione tra i due.

Oracle Cloud Infrastructure è uno hyperscaler con uno spettro particolarmente ampio di soluzioni per il cloud delle PA: dal cloud core pubblico ora nel nord Italia e in Europa, ai servizi offerti dal Polo Strategico Nazionale (PSN) attraverso una “Dedicated Region” sovrana gestita tramite il data centre locale di TIM Enterprise, Oracle Alloy partner, a quelli per l’edge offerti anche nei data centre di Rai Way, citati sopra. Secondo OCI la chiave della sovranità, essenziale per la PA, è il controllo dei dati e degli algoritmi IA: dove sono, chi li gestisce, dove vengono eseguiti. Così in UE l’offerta di cloud sovrano Oracle è gestita da un’entità di diritto e personale europeo, libera da vincoli verso istituzioni esterne all’Unione, mentre i servizi del PSN (“PSN-managed Oracle”) sono interamente localizzati in Italia e segregati dalle regioni OCI pubbliche.

Secondo Ivan Antozzi, ricercatore senior dell’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, lo sviluppo parallelo di cloud core ed edge è il frutto della combinazione di due tendenze: la spinta di tanti governi a raccogliere in poli strategici nazionali i dati critici che i vari livelli della PA raccolgono, e l’utilità di avere alcuni di questi dati a portata di mano localmente. Per le smart city in particolare i dati potrebbero essere resi disponibili in data center locali vicino a dove vengono generati, dove servono più spesso. Secondo l’Osservatorio, il mercato del cloud edge in Italia deve ancora maturare. Si stanno iniziando ad aprire centri di prossimità nuovi, resilienti ed efficienti, con interessanti opportunità previste per i prossimi anni, grazie anche all’evoluzione dei mercati dell’AI e dell’IoT, IA alle possibili strategie di evoluzione applicativa delle organizzazioni.

Rai Way gestisce cinque data centre edge nel centro e nord Italia, e ne sta realizzando altrettanti nel centro e sud, più il suo primo data centre core vicino a Roma. Il fattore distintivo che sottolinea il loro Luca Beltramino è la neutralità rispetto agli operatori di connettività e telecomunicazioni, che in Italia sono oggi i principali operatori di infrastrutture edge. “Stiamo contribuendo a realizzare”, segnala, “un’infrastruttura abilitante per la transizione digitale di tutto il paese, PA inclusa, che sia distribuita, anziché concentrata in pochi poli nazionali”. Un’esigenza dei clienti medi e grandi, pubblici e privati che Beltramino rimarca è quella di integrare i servizi in prossimità con quelli collocati nel cloud pubblico o presso infrastrutture core, da PSN ai grandi colocator nazionali e internazionali. Spesso sono proprio questi operatori core a cercare infrastrutture edge per rispondere ad esigenze specifiche dei propri clienti.

In conclusione, il cloud edge sarà forse una chiave del cloud del futuro e forse un espediente per chiamare cloud i data centre sotto casa; sicuramente le pubbliche amministrazioni lo cercano e lo sviluppano con lo stesso entusiasmo con cui hanno abbracciato il core, e i loro partner sono ben lieti di assisterle in entrambi gli itinerari.

 

 

 


Gianluca Marcellino

Specialista di IT Governance - Comune di Mil...

Office Automation è il periodico di comunicazione, edito da Soiel International in versione cartacea e on-line, dedicato ai temi dell’ICT e delle soluzioni per il digitale.


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