Compliance, Cybersecurity prima priorità per il 51% delle imprese mondiali
In Italia invece è al secondo posto, preceduta da Anticorruzione e Antiriciclaggio. Il 73% delle imprese italiane aumenterà gli investimenti digitali per la compliance

La Cybersecurity e l’area Data Protection e Privacy sono in cima alle priorità delle conformità normative per il 51% delle imprese mondiali, mentre in Italia la prima priorità è l’Anticorruzione e Antiriciclaggio (66%), seguita da Cybersecurity (56%), Ambiente e Sostenibilità (54%) e Salute e sicurezza (51%).
Il 73% delle aziende italiane aumenterà gli investimenti digitali per la compliance, anche perché per il 93% dei risk manager italiani la complessità normativa sta crescendo, mentre il 53% di loro ritiene che i requisiti di compliance stanno limitando l’adozione dell’AI, considerata fondamentale per innovare.
Questi i principali responsi della PwC Global Compliance Survey 2025, condotta su 1802 responsabili di funzioni di controllo interno in 63 Paesi (41 referenti in Italia) per analizzare le principali sfide e priorità in materia di regolamentazione in aziende di diversi settori industriali, tra cui servizi finanziari (29%), prodotti e servizi industriali (20%), tecnologia, media e telco (14%), mercati di consumo (14%) e aziende sanitarie (10%). Il 54% delle aziende intervistate sia a livello globale che italiano ha un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari.
L’indagine mette in luce un panorama in cui le aziende devono adattarsi a requisiti normativi sempre più stringenti e complessi relativi a prodotti e servizi, governance e trasparenza, reporting, fiscalità, sostenibilità, sistemi IT e gestione dei dati, forza lavoro, salute e sicurezza.
Come anticipato, la crescente digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale stanno trasformando il panorama della compliance aziendale. Il 51% degli intervistati a livello globale e il 56% in Italia considerano la cybersecurity una priorità assoluta, confermando l’importanza della necessità di proteggere i dati e garantire la sicurezza informatica in azienda. Allo stesso tempo, il 57% degli intervistati italiani ha dichiarato che i requisiti di compliance stanno limitando l’adozione dell’AI, considerata fondamentale per innovare (vs 67% a livello mondiale).
Diversamente dallo scenario mondiale, il 66% degli intervistati italiani indica l’anticorruzione e l’antiriciclaggio come principali aree di rischio per la compliance aziendale (vs 38% a livello globale). Seguono Cybersecurity (56% Italia vs 51% global), ambiente e sostenibilità (54% Italia vs 30% global) e salute e sicurezza (51% Italia vs 17% global). Questi dati evidenziano una maggiore sensibilità alle normative nazionali più pervasive su questi ambiti rispetto al contesto globale, dove queste tematiche hanno un peso inferiore.
I sistemi IT sono tra gli aspetti più colpiti dalla regolamentazione
Negli ultimi tre anni, il 93% delle aziende italiane ha riscontrato un aumento della complessità normativa. Questa situazione ha un impatto significativo sulle imprese, che devono gestire nuovi requisiti in aree come fiscalità, sostenibilità, governance e gestione dei dati. La tecnologia è l’aspetto che risulta essere più impattato. In particolare, l’implementazione e la manutenzione dei sistemi IT sono tra gli aspetti più colpiti dalla regolamentazione, con l’87% degli intervistati italiani e l’89% a livello mondiale che segnalano difficoltà in questo ambito.
Oltre alla complessità normativa, le aziende italiane individuano altri fattori interni che ostacolano una gestione efficace della compliance: la cultura aziendale (54%), la complessità organizzativa (49%) e la consapevolezza dei dipendenti (46%). A livello globale, invece, la principale difficoltà è la crescente regolamentazione (47%).
Giuseppe Garzillo, Partner e Risk Private Coordinator PwC Italia, commenta: “La regolamentazione è un aspetto fondamentale in un ecosistema aziendale sano, ma non deve diventare un ostacolo per la crescita del business. Secondo la nostra Global Compliance Survey, il 44% degli intervistati a livello italiano (vs. 32% a livello globale) non sta testando né utilizzando l’AI per nessuna attività di compliance e che solo il 7% degli intervistati in Italia considera la propria organizzazione leader nella gestione della compliance. C’è quindi ancora molto lavoro da fare per far sì che la compliance possa ricoprire un ruolo strategico all’interno delle organizzazioni”.
Il contributo delle tecnologie digitali nelle compliance normative
Per affrontare le sfide della conformità normativa, molte aziende stanno investendo nella tecnologia: il 73% delle aziende italiane prevede di aumentare gli investimenti in soluzioni digitali per ottimizzare le attività di compliance. La formazione (76%), la valutazione dei rischi (76%) e la due diligence dei clienti (70%) costituiscono le aree di utilizzo a livello italiano in cui l’automazione e la tecnologia stanno avendo il maggiore impatto. Seguono la valutazione di terze parti e dei fornitori (69%) e il rilevamento delle frodi (65%).
In maniera speculare, l’80% degli intervistati in Italia ritiene fondamentale il ruolo della compliance nelle iniziative di trasformazione digitale aziendali previste nei prossimi tre anni.
AI e compliance: l’Italia è indietro
L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità significativa per la compliance, ma anche una fonte di preoccupazione. I principali timori riguardano l’uso improprio, la disinformazione e la perdita di controllo (90%), seguiti dalla preoccupazione per l’affidabilità delle informazioni fornite (83%), per la privacy dei dati (78%) e per la governance dell’IA (78%).
A livello globale l’area in cui le aziende stanno più utilizzando o pianificando di utilizzare l’AI è l’analisi dei dati e l’analisi predittiva (46%), ma in Italia questa percentuale scende al 27%. Seconda, a livello globale per lo sviluppo e utilizzo dell’AI, è l’area dell’intercettazione delle frodi (36%), ma le aziende italiane restano indietro anche qui (19%).
Per rispondere alle nuove sfide normative, le aziende italiane stanno puntando sullo sviluppo di competenze strategiche. Le più richieste sono nel campo del risk management, legal e audit (78%), seguite dalla capacità di comunicazione e collaborazione (61%) e dal pensiero critico (49%). Inoltre, le competenze in pianificazione strategica e analisi dei dati stanno diventando sempre più essenziali per gestire la compliance in modo proattivo.