L’effetto della pandemia sulle PMI italiane

Una ricerca realizzata da SAP in collaborazione con Pepe Research evidenzia come, dopo una comprensibile confusione iniziale, nelle aziende siano emersi valori positivi come orgoglio, spirito di squadra e fiducia che ne hanno rafforzato l’identità.

Il 2020 è stato un anno segnato dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha avuto profondi impatti sulla vita delle persone sia in ambito privato che lavorativo. Molte aziende hanno risposto alla necessaria immobilità fisica con una improvvisa (e talvolta improvvisata) spinta al digitale: smart working, attività di comunicazione e attività commerciali o di assistenza ma anche in altre aree importanti, dagli approvvigionamenti, alla produzione alla logistica. In molti si interrogano su cosa rimarrà di questa sferzata digitale e se/come sono cambiati e cambieranno i touch point con clienti e prospect. SAP, in collaborazione con Pepe Research, ha voluto provare a rispondere a questi interrogativi attraverso una ricerca qualitativa realizzata attraverso interviste mirate nel periodo luglio-settembre 2020.

Adriano Ceccherini, direttore mercato piccola e media Impresa di SAP Italia

Il disorientamento iniziale

Flessibilità e sofferenza. Queste le due parole chiave che hanno caratterizzato il vissuto del primo lockdown. Flessibilità per aver dovuto prendere in mano la situazione e reagire velocemente. Sofferenza per essersi trovati in un contesto di grande fatica – stress, ore di lavoro indefinite – e per essersi dovuti assumere la responsabilità di scelte importanti. Tra queste, in particolare, l’attivazione (o meno) di cassa integrazione o obbligo di ferie, la scelta di chiudere o tenere aperta l’azienda con rischi da una parte sulla sicurezza dei lavoratori, dall’altra sull’andamento del business; decisioni, quindi, di carattere sia economico che etico. Alla domanda sul grado di perdite tra lavoro e fatturato subito a causa della pandemia il 43% delle aziende intervistate ha evidenziato un calo in entrambi i contesti con un livello che va da molto (19%) ad abbastanza (24%), mentre il restante 57% ha sofferto poco o per nulla questa situazione perché sono state in grado di continuare a lavorare in modo continuato (53%) o ridotto (7%). Durante il lockdown è emersa la necessità di adattarsi in tempi molto rapidi ad uno scenario completamente nuovo e ciò ha richiesto molta flessibilità, seppur in un momento ricco di complessità. Per il 57% degli intervistati questo ha comportato una riorganizzazione importante del lavoro e delle infrastrutture.

La centralità del digitale

Senza dubbio il ricorso alla digitalizzazione è stata la decisione più diffusa per fronteggiare l’emergenza da Covid-19, con il 70% delle aziende che ha messo in campo più progetti contemporaneamente. Nella maggior parte dei casi (64%) la strategia è stata quella di accelerare immediatamente processi previsti per il prossimo futuro, talvolta con un orizzonte temporale passato da 2 anni a 2 mesi. Quello che emerge dallo studio è che l’iniezione di innovazione è stata certamente forte, anche se in alcuni casi di livello base, con l’80% del panel che ha indicato che la pandemia ha dato la giusta spinta alla digitalizzazione. Le principali innovazioni citate dagli intervistati fanno rifermento a ‘strumenti di collaborazione’, videocall come prima citazione e massiccio ricorso a webinar. Non è mancato però il potenziamento – espresso dal 67% delle aziende – di strumenti di digital marketing ed e-commerce. Centrale, come prevedibile, l’espansione dello smart working, spesso nella forma di home working. Tra le altre novità citate la dematerializzazione dei contratti e la virtualizzazione di prodotti e servizi. Ma soprattutto, oltre a ciò che è stato fatto durante l’emergenza, l’attivazione di nuovi piani di digitalizzazione, programmati dal 69% delle aziende. La maggior parte del management intervistato riteneva di avere un buon livello di digitalizzazione al momento del lockdown, ma nonostante ciò tra i maggiori problemi che sono stati affrontati nel momento dell’emergenza vi sono stati diversi aspetti legati alla tecnologia. Più in particolare il nodo critico sembra essere stato quello delle infrastrutture: tra le criticità segnalate la carenza di hardware, problemi di connessione e sistemi sottodimensionati. Sono state evidenziate anche alcune carenze culturali dei dipendenti nel lavoro di rete (software di cui non si conoscevano bene le funzionalità, difficoltà di rinunciare alla carta, etc.), e quindi la necessità di imparare a ‘lavorare insieme senza esserlo’.

Saper reagire

“Quello che ha colpito di più durante questo periodo è stata la capacità di reazione di aziende e persone che, dopo un primo e comprensibile momento di smarrimento, hanno saputo riprendere in mano la situazione e dare una nuova direzione e impulso alle loro attività, vita e lavoro”, ha dichiarato Adriano Ceccherini, direttore mercato piccola e media Impresa di SAP Italia. Una conferma viene dalle esperienze di Gruppo Pittini, primario gruppo siderurgico italiano, e CellularLine, noto brand del mercato degli accessori per smartphone e tablet, illustrate durante la presentazione della ricerca. “Come SAP”, ha proseguito Ceccherini, “ci siamo subito messi a disposizione dei nostri clienti e abbiamo offerto risposte e indicazioni per aiutarle a ripartire in fretta, rendendo più efficienti i processi aziendali, assicurando business continuity e creando nuovi modelli di people e customer engagement”.


Raffaela Citterio

Dopo una esperienza di quasi 10 anni presso una importante agenzia internazionale di relazioni pubbliche in cui si è occupata di ICT e beni di largo consumo sceglie il giornalismo e comincia a collaborare con diverse testate ICT in qualità di free lance. Per Office Automation segue le tecnologie emergenti, in particolare quelle legate all’Intelligenza...

Office Automation è il periodico di comunicazione, edito da Soiel International in versione cartacea e on-line, dedicato ai temi dell’ICT e delle soluzioni per il digitale.


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