Il cloud europeo tra i sovranismi mondiali

L’Unione Europea si è svegliata dal sogno di un grande campione mondiale del cloud. Vediamo come si sta costruendo per il prossimo anno un’alternativa ai grandi operatori globali

Il ritorno della guerra in Europa ha fatto crescere l’attenzione alla sovranità e alla difesa delle infrastrutture digitali quanto alla sicurezza di quelle energetiche e produttive. L’arretramento della globalizzazione, che di una pace almeno tra i grandi ha bisogno, rende ancora più evidente, e per molti preoccupante, la mancanza di un grande campione europeo dei servizi cloud, capace di confrontarsi ad armi pari con i grandissimi operatori statunitensi e cinesi in mercati disparati come quelli delle infrastrutture, delle applicazioni aziendali e di quelle personali.

Attorno agli anni 2010, le iniziative di sostegno alla trasformazione digitale dei grandi stati europei e dell’Unione avevano esplicitamente o implicitamente mirato anche a creare le condizioni per favorire la nascita di un grandissimo operatore europeo dei servizi cloud: o un innovatore privato di grande successo sul mercato o una fusione di operatori nazionali e internazionali capace di raggiungere una massa critica a livello mondiale. Il precedente storico e il modello, almeno per la seconda strada, esistono: Airbus, il grande campione europeo dell’industria aeronautica nato negli anni Settanta del Novecento, divenuto uno dei due grandi produttori di aerei civili e militari dell’occidente industrializzato.

Già con la prima Commissione von der Leyen la strategia è stata molto diversa. Molti operatori pubblici e privati e la stessa Commissione Europea, spinti forse dalla necessità di concentrarsi sull’intelligenza artificiale e sicuramente dalla crescita delle quote americane nel mercato europeo dei servizi americani, mirano piuttosto a sostenere lo sviluppo di piattaforme che permettano ai numerosi operatori nazionali e locali attivi in Europa di accedere all’intero mercato europeo, combinando i propri servizi digitali in soluzioni di ambito continentale. In questo modo cittadini ed organizzazioni che ne hanno bisogno potranno acquisirli su mercati digitali continentali anziché dover trovare e combinare a proprie spese i servizi disponibili in diversi paesi e regioni. Essenziali per abilitare questa strategia sono dei marketplace, mercati digitali, capaci di combinare nella maniera più semplice possibile servizi di fornitori diversi in un’offerta comune, sia dal punto di vista tecnico sia da quello commerciale. I marketplace sono ormai estremamente maturi e stanno diventando uno dei canali principali per cercare ed offrire servizi digitali, anche se i più noti e significativi sono tutti gestiti da uno degli operatori globali dominanti.

Il caso d’uso della condivisione dati e l’ecosistema intorno a Gaia-X

Per capire come si è mossa l’Unione Europea negli anni scorsi, vediamo un caso d’uso significativo dai punti di vista economico, tecnologico e di sicurezza: lo sviluppo di un mercato dove comprare e vendere dati, mantenendo il massimo controllo su chi può accedervi e come. Da almeno cinquant’anni esistono standard per scambiarsi dati, da Electronic Data Interchange – EDI ai vari modelli operativi per la condivisione gratuita di Open Data. Anche i mercati digitali, da quelli finanziari a quelli di materie prime ed energia a quelli di beni e servizi per gli individui e le famiglie, sono ormai diffusi e maturi. Che ancora oggi manchi un mercato dove organizzazioni grandi e piccole possano monetizzare in maniera semplice ed economica il valore dei dati che generano in quantità sempre maggiore, si deve molto più alla difficoltà di controllare l’uso che gli acquirenti ne fanno, che non a complessità tecnologiche: per accettare di condividere i miei dati e dar loro un prezzo, devo sapere con certezza che l’acquirente li userà solo come voglio io. Nel 2019 i ministri dell’economia di Germania e Francia annunciarono un’iniziativa, chiamata Gaia-X, per realizzare un’infrastruttura dati digitale federata, decentrata, fiduciaria (trusted) e sicura per l’Unione. L’iniziativa è parte dell’”Autonomia Strategica Europea”, e concretizza la nuova attenzione a federare servizi già esistenti e facilitarne la combinazione, piuttosto che costruire un campione. Il loro summit annuale, in novembre a Helsinki, è stata l’occasione per apprezzare ricchezza e complessità di questa iniziativa a tanti livelli, e in particolare a quello dell’ecosistema.

A livello politico, l’Unione e i due Paesi fondatori continuano a dimostrare sostegno con la partecipazione dei rappresentanti dei ministeri e di DG-CNECT. Al livello degli erogatori di servizi dati, spesso fornitori e clienti insieme, i principali che hanno presentato a Helsinki sono grandi e grandissime imprese private che animano uno o più dei “Progetti faro”, iniziative per costruire mercati di dati specializzati su settori di mercato come la produzione di automobili, l’energia nucleare, l’industria aerospaziale, istruzione e formazione, media e comunicazione, o turismo, mobilità e trasporti. A livello progettuale, l’iniziativa più importante dell’EU è in un ambito complementare a quello di Gaia-X, con cui condivide l’approccio federativo. Si tratta di “8ra™” (si legge “Ora”), il marchio del progetto IPCEI-CIS – (Important Project of Common European Interest – Cloud Infrastructure Services) che coinvolge oltre 100 partner privati di 12 stati membri con 3,5 miliardi di euro di investimenti, di cui 1,2 degli stati membri e 1,4 delle imprese partecipanti. Per l’Italia vi partecipano ENEA, Engineering, Fincantieri, Fondazione Bruno Kessler, Reply, TIM e Tiscali. L’obiettivo del progetto è di costruire l’infrastruttura per un “continuum cloud-edge” decentrato e federato, indipendente dai singoli fornitori di servizi cloud. 8ra e Gaia-X sono completamente indipendenti l’una dall’altra, ma si coordinano strettamente proprio per l’affinità dell’approccio e degli obiettivi.

Per quanto riguarda i risultati ottenuti, da una parte Gaia-X ha completato gli standard che permettono a chiunque di aderire: un documento di conformità, agnostico rispetto alle tecnologie, e un manuale di compatibilità tecnologica, indipendente dalle regole di conformità (in modo da permettere ad attori esterni all’Europa, come oggi Ouranos del MITI giapponese, di realizzare implementazioni di Gaia-X che rispettino le regole di ecosistemi diversi); dall’altra parte, la prima versione del software open source che offre i servizi infrastrutturali, “Tagus”, è in esercizio e la prossima, “Loire”, è annunciata per febbraio 2025.

Da un punto di vista di ecosistema, ancora più interessanti delle collaborazioni tra operatori di mercati verticali citate sopra sono quelle tra fornitori di servizi infrastrutturali orizzontali, perché è a questo livello che il divario tra operatori europei e americani e cinesi sembra più ampio. Sarà qui, quindi, che iniziative come 8ra e Gaia-X dovranno dimostrare la propria efficacia. Per Gaia-X gli attori che fanno funzionare concretamente i servizi infrastrutturali che abilitano la condivisione di dati – Tagus oggi e Loire domani – si chiamano “Camere di compensazione digitali” (digital clearinghouses). A novembre 2023 ce n’erano 10 in esercizio, tre in fase di attivazione e diversi altri in preparazione o in collaudo. Si tratta di erogatori di servizi digitali, dalle telecomunicazioni ai data centre, come Aruba in Italia, Aire Networks e Arsys in Spagna, OVHcloud in Francia, Proximus in Belgio, e NTT Data in Giappone – il primo polo Gaia-X fuori dall’EU.

Intorno a questi attori, su mercati verticali e orizzontali, si è sviluppata una fitta rete di iniziative, associazioni, consorzi, in parte sovrapposti negli obiettivi oltre che negli attori. Per fare un esempio: Structura-X, uno dei progetti faro di Gaia-X, è dedicato proprio alla collaborazione tra gli operatori infrastrutturali, mentre Fulcrum Project (“The Universal Cloud Federation”!), Ente del Terzo Settore italiano che collabora con Gaia-X ed è membro di CISPE – Cloud Infrastructure Service Providers in Europe, a sua volta membro di Gaia-X, sta costruendo servizi open source per federare operatori cloud (ICX – Intercloud Exchange Foundation) e un mercato di risorse elaborative tra fornitori infrastrutturali e applicativi europei (CEM – Computing Exchange Market). Intanto, Dynamo.Cloud, una Spa pure italiana che conta tra i propri partner numerosi fornitori di servizi cloud infrastrutturali e la stessa Gaia-X, sta realizzando un mercato nel quale ciascun fornitore di servizi partecipante possa integrare i propri con quelli degli altri e rivendere il risultato sul mercato stesso, concentrandosi sull’aspetto commerciale della federazione, lo sviluppo di un vero e proprio marketplace di servizi digitali.

Le prospettive per il 2025

Siamo evidentemente in una fase di proliferazione di organizzazioni e attività. Ora che le prime, come Gaia-X, cominciano a mettere in esercizio i propri servizi digitali, è naturale che altre vi si affianchino sperimentando modelli di business diversi – e che i grandi operatori del mercato dei servizi digitali ne sostengano parecchie ciascuno, in forme diverse.

Il 2025 potrà offrire l’occasione per i primi bilanci e le prime scelte, grazie all’insediamento di una nuova Commissione Europea, ancora più attenta alle esigenze di sicurezza e autonomia strategica dell’Unione, e all’interesse crescente dei grandi operatori europei, che continuano a perdere quote dello loro stesso mercato. Un aspetto da seguire con attenzione sarà il ruolo delle piccole e medie imprese: se per Gaia-X come per l’Unione e i grandi paesi che la sostengono le PMI sono beneficiari strategici e fondamentali, i principali attori nei progetti faro sono grandissime aziende e consorzi, spesso campioni nazionali dei paesi partecipanti. Saranno probabilmente questi grandi operatori a coinvolgere la galassia di decine di migliaia di loro fornitori e subfornitori, ma certo la maggior parte delle PMI europee, come i cittadini che le animano, si rivolgono con fiducia agli operatori americani e cinesi ai quali Gaia-X, e tante iniziative per l’autonomia strategica dell’UE, stanno ancora costruendo alternative.


Gianluca Marcellino

Specialista di IT Governance - Comune di Mil...

Office Automation è il periodico di comunicazione, edito da Soiel International in versione cartacea e on-line, dedicato ai temi dell’ICT e delle soluzioni per il digitale.


Soiel International, edita le riviste

Officelayout 199

Officelayout

Progettare arredare gestire lo spazio ufficio
Ottobre-Dicembre
N. 199

Abbonati
Innovazione.PA n. 58

innovazione.PA

La Pubblica Amministrazione digitale
Novembre-Dicembre
N. 58

Abbonati
Executive.IT n.6 2024

Executive.IT

Da Gartner strategie per il management d'impresa
Novembre-Dicembre
N. 6

Abbonati