Da ‘Impresa 4.0’ a ‘Transizione 4.0’

Le novità 2020 degli incentivi per Industria 4.0 mettendo anche a confronto gli scenari degli anni passati.

La legge di Bilancio 2020 (legge n. 160/2019) ha definito le linee guida del terzo piano di incentivi destinati agli investimenti in beni materiali e immateriali e servizi riconducibili nell’ambito dell’Industria 4.0. Dimostrando una creatività tutta italiana, il piano ogni anno ha cambiato nome e variato leggermente le regole del gioco, per la delizia di fornitori, imprenditori, commercialisti e periti, differenziandosi dai perseveranti tedeschi, che dopo avere inventato nel 2013 il termine Industrie 4.0, non lo hanno mai variato.

La storia

Nel 2018 fu varato il piano ‘Industria 4.0’, che introduceva il concetto di ‘iper-ammortamento’ e una classificazione precisa dei beni materiali e immateriali a cui si poteva applicare, a patto che fossero rispettati un certo numero di requisiti (allegati A e B). Poiché nel primo anno usufruirono dell’iper-ammortamento prevalentemente le grandi aziende, con una scarsa partecipazione delle PMI, nel 2019 fu varato il piano ‘Impresa 4.0’, con l’obiettivo di estendere i benefici anche alle imprese non manifatturiere, come imprese commerciali e logistiche, e furono rimodulati i benefici fiscali in funzione del valore dei beni acquisti, passando dall’aliquota unica del 250% al 270% per i beni con valori fino ai 2,5 milioni di euro e aliquote inferiori per i beni di maggiore valore, e vennero ammesse all’iper-ammortamento anche alcune nuove famiglie di macchine come i distributori automatici e le apparecchiature medicali della ‘Sanità 4.0’, come TAC, NMR, TEP, etc. Il piano ‘Impresa 4.0’ ha avuto un notevole effetto leva sugli investimenti, poiché il valore complessivo degli investimenti in beni materiali e immateriali connessi a tecnologie 4.0 ha raggiunto i 13 miliardi di euro, però il numero di imprese beneficiare, circa 53 mila, è rimasto basso, soprattutto se confrontato con il numero di quelle che hanno goduto del superammortamento (oltre un milione). Inoltre, i 2/3 degli incentivi sono andati a imprese medio-grandi; gli investimenti hanno riguardato principalmente i macchinari (10 miliardi) contro i 3 miliardi in beni immateriali. Il ‘Piano Transizione 4.0’, che comporta un’iniezione di risorse per le imprese pari a circa 7 miliardi di euro, rappresenta la nuova politica industriale a partire dal 2020 e prevede una maggiore attenzione all’innovazione, agli investimenti green e per le attività di design e ideazione estetica, e si pone l’obiettivo di ampliare almeno del 40% la platea delle imprese beneficiarie. Gli incentivi riguardano principalmente tre direttrici:
• credito d’imposta per investimento in beni strumentali (materiali e immateriali);
• credito d’imposta per Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design (CIRS);
• credito d’imposta per Formazione 4.0.

I dettagli sono pubblicati in un’apposita sezione del sito del MISE.

Le novità

In questa sede ci limiteremo a illustrare le novità relative agli incentivi per gli investimenti in beni strumentali ‘4.0’. La principale consiste nel fatto che sono stati aboliti super e iper ammortamento e sono stati sostituiti da crediti d’imposta in misura variabile in funzione del tipo di bene e del relativo valore, come dettagliato nella tabella 1. Con la trasformazione del super e iper-ammortamento nel nuovo credito d’imposta per beni strumentali, si prevede un significativo ampliamento della platea dei potenziali beneficiari del 40%, poiché le misure saranno fruibili anche dai soggetti senza utili e in regime forfettario, come imprese agricole e cooperative.
Inoltre, il ricorso al credito d’imposta compensabile in 5 anni comporta una riduzione del tempo di rientro dell’incentivo e un’anticipazione del momento di fruizione già da gennaio dell’anno successivo, mentre oggi bisogna aspettare la dichiarazione fiscale dell’anno seguente a quello dell’investimento: un recupero di tempo pari a circa 7 mesi. È stato inoltre potenziato l’incentivo per acquisto di software, incrementandone l’intensità ed eliminando il vincolo d’investimento con i beni materiali, mentre si sono ridotti leggermente gli incentivi per i beni materiali. Sono agevolabili gli investimenti effettuati dal primo gennaio 2020 al 30 giugno 2021, a condizione che entro il 31 dicembre 2021 sia avvenuto il pagamento di almeno il 20% del costo. Tutte le fatture relative ai beni che usufruiscono del credito d’imposta al 40% devono riportare un esplicito riferimento all’art. 1 Comma 185 della legge n. 160/2019, (es. ‘Bene agevolabile ai sensi dell’art.1 co.185 della Legge n.160/2019’). Questo per responsabilizzare i fornitori, poiché negli scorsi anni si sono verificati alcuni i casi in cui i beni indicati genericamente come iper-ammortizzabili in fase di acquisto si sono rivelati inidonei in fase di accertamento, senza che l’acquirente avesse una documentazione valida per rivalersi sul fornitore delle relative sanzioni. La tabella 2 riporta un confronto tra gli incentivi dei piani ‘impresa 4.0’ e ‘Transizione 4.0’, mentre la tabella 3 confronta i benefici fiscali ottenibili.


Giancarlo Magnaghi

Laureato in ingegneria elettronica è stato co-fondatore, Direttore Tecnico e Marketing di Data General Italia e in seguito dirigente nel gruppo Olivetti, ricoprendo varie posizioni di responsabilità. Attualmente è titolare della società di consulenza Studio Magnaghi (www.studiomagnaghi.it); direttore tecnico della soc. Cherry Consulting (www.cherrycon...

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